D'Agostino e il Ruzzo, resa dei conti per il Pd

TERAMO – “Questi comportamenti non possono essere più tollerati”. Ernino D’Agostino, ex presidente della Provincia e capogruppo del Pd in consiglio provinciale, critica il Pdl sulla vicenda Ruzzo ma non lesina affilati rimproveri al proprio partito. Il fatto che il Consiglio di Amministrazione e il Collegio dei revisori del Ruzzo siano stati egemonizzati dal centrodestra è, per D’Agostino, un episodio di “gravità inaudita”, “perché priva la minoranza del diritto-dovere di esercitare una funzione di controllo e perché priva di rappresentanza quasi la metà dei Comuni della provincia”, cioè “quelli governati dal centrosinistra”. Il cambio della guardia all’ente sarebbe frutto di un “atto di arroganza” e di un ”forsennato ricatto sull’approvazione del bilancio”: mosse strategiche con cui il centrodestra avrebbe ”preteso le dimissioni” del CdA guidato per otto anni da Giacomino Di Pietro. Ragion per cui è a questo punto inutile, per D’Agostino, che il centrodestra si faccia schermo delle diverse posizioni espresse da alcuni sindaci, visto che vi era “una indicazione maggioritaria dei sindaci del centrosinistra che andava registrata e recepita dall’assemblea”. La condanna è chiara: “E’ da irresponsabili non aver preso atto di un consenso maggioritario espresso dai sindaci del centrosinistra e non aver recepito e sostenuto la proposta unitariamente avanzata dalla segreteria provinciale del Pd, ispirata peraltro a criteri evidenti di rinnovamento e di competenza professionale”. Il capogruppo Pd ritiene perciò inaccettabili le voci sulle "presunte responsabilità” del segretario provinciale, Robert Verrocchio: “Qualcun altro – continua senza troppe reticenze – si è assunto la pesante responsabilità di tradire regole democratiche persino ovvie e di essere oggettivamente connivente con gli intenti arroganti del centrodestra, come dimostra del resto la stessa partecipazione al voto da parte di alcuni sindaci”. Alla luce della sua diagnosi, D’Agostino si augura che il Pd convochi gli organismi dirigenti per dare vita a una riflessione aperta. Ma il crescendo arriva nel finale della nota, dove si leggono parole che sanno un po’ di richiamo e un po’ di resa dei conti: “Essere iscritti al Pd non è obbligatorio ed implica il rispetto delle regole; il Pd va messo nelle condizioni di essere una forza politica magari meno “larga”, ma più coesa nell’azione politica e più credibile nel rapporto con la società teramana e con un elettorato che reclama coerenza, trasparenza e capacità di promuovere il cambiamento”.